di Adrian Tierney-Jones
È l’inizio del 2014, per l’esattezza la prima settimana di marzo, e in un assolato sabato mattina sono appena salito sul treno delle 6.59 del mattino che da Rimini arriva dritto a Roma alle dieci e mezza ed è la prima volta che visito Roma, ma ho solo 36 ore: è la prima di tre città che visiterò in treno nei prossimi sei giorni, per un articolo di viaggio che devo scrivere. La prima è Roma, poi Firenze, o Florence in inglese (e non ho mai dimenticato quella volta nel 1990 quando ho guidato da Londra alla Toscana passando per Parigi con la mia ragazza di allora e quando siamo arrivati in Toscana continuavo a vedere cartelli per Firenze e mi chiedevo dove fosse) e terminerò con Venezia dove naturalmente penserò al film A Venezia… un dicembre rosso shocking e alle gondole funebri che scivolano lungo i canali. Ma tornando a Roma, lì ho un lavoro da fare che consiste nel vagare per posti famosi con il mio taccuino e annotare impressioni, comportamenti della gente, conversazioni sentite per caso (in inglese, ovviamente: le mie competenze linguistiche diminuiscono di giorno in giorno) e quali ristoranti e bar possono essere consigliabili, ma nel tardo pomeriggio il taccuino è pieno ed è ora di rilassarsi, quindi vado in un bar: la mia scelta è facile, perché è un bar nel quale volevo andare da diversi anni.
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